QUANDO SI CADE VITTIMA DELLE PROPRIE MACCHINAZIONI
MEMORIA MAGISTRA VITAE - I
Riordinando archivi e carte, la memoria rivive. Riproviamo perciò a trasmettere un po’ di storia documentata. Sempre utile quando il passato – più o meno lontano – scolorisce e finisce soggetto a troppe, sfacciate strumentalizzazioni.
QUANDO SI CADE VITTIMA DELLE PROPRIE MACCHINAZIONI
(a proposito di campagne elettorali)
Girando per Giovinazzo - nel quadrilatero tra via Marconi, via De Gasperi, via Agostino Gioia e via Giovannello Sasso – si possono notare agli angoli di molte strade, sulle parti sopravvissute in pietra viva, delle macchie rosse, più o meno decifrabili. Alcune – ad esempio, quella posta in via Marconi poco più sopra e dal lato opposto dell’Ufficio postale – sono più visibili e leggibili: c’è l’immagine di una «colomba» e la scritta «VOTATE». In altre, accanto ai contorni del volatile, appare la scritta «RINASCITA».
Prima che scompaiano del tutto, sarebbe utile preservarle e conservarle. Raccontano una storia esemplare, soprattutto simpatica nella sua asprezza: un racconto che nella sezione del PCI i vecchi amavano passare ai più giovani – come me e altri – a mo’ di testimone di vicende locali, più o meno gloriose e istruttive.
Risalgono al 1952 e alle elezioni amministrative di allora. Era il momento più buio della guerra fredda. Ultimi mesi della sindacatura di Vitantonio Lozupone. Il PCI si presentava con il simbolo disegnato da Picasso – la «Colomba della Pace» - e il richiamo al movimento di «Rinascita del Mezzogiorno». E perciò i militanti andavano per le strade affiggendo manifesti e stampando con vernice e appositi tamponi, agli angoli dei palazzi, quei simboli con l’invito «VOTATE».
Ormai alla fine della campagna elettorale, una sera sul tardi giunge in sezione una ‘soffiata’: «attenti Lozupone e i suoi hanno mobilitato … (noto pittore cittadino di cui si ammirano ancor oggi tante icone religiose in vari coorti e strade) per scrivere «NON» prima della scritta «VOTATE», in modo da capovolgere l’invito».
Allarme, riunione immediata di segreteria e militanti per decidere cosa fare. Durante la discussione qualcuno, guardandosi attorno, si accorge che S., militante noto per i suoi ‘bollori’, è scomparso. L’allarme diventa ancora più rovente: si immagina il peggio, nel caso S. raggiunga da solo il pittore. Non si può perdere un attimo: tutti per strada!!!
Fortunatamente, un gruppo di militanti raggiunge i due proprio al momento dell’incontro fatale dalle parti di via De Gasperi. Ci vuole molta persuasione, ma torna la calma e viene raggiunto un accordo diplomatico.
Per l’artista non ci saranno conseguenze. Ci si accorda però per una continuazione dell’«incarico professionale». Dovrà cancellare i «NON» già realizzati e continuare il lavoro, in verità non completato dai comunisti nelle notti precedenti. E così si continua per buona parte della notte.
Di primissimo mattino poi la beffa finale. Si dà appuntamento a un bel po’ di dirigenti e iscritti dietro un angolo affacciato su Piazza Sant’Agostino. È noto che il sindaco Lozupone ama partecipare alla prima Santa Messa. Lo si attende all’uscita. Prevedibilmente il Sindaco, uscito da Chiesa, vorrà guardare il risultato della ‘sorpresa’ ordita a danno del PCI.
Puntualmente il Sindaco esce dalla Chiesa e comincia a girovagare per le strade vicine. Somma la meraviglia e soprattutto lo scorno tra i lazzi rumorosissimi dei militanti comunisti usciti dall’ombra al suo seguito.
A distanza di decenni, l’episodio è stato raccontato in grande allegrezza ai figlioli dell’allora sindaco Lozupone, alla presentazione del libro che ne ricostruisce l’appassionante biografia: Francesco Altamura, «Vitantonio Lozupone. Il governo democristiano di una periferia del Mezzogiorno», Mario Adda editore, 2014.
I fatti sono descritti anche sommariamente in Antonella Pugliese, «Le ferriere tra gli ulivi. Storia delle Acciaierie e Ferriere Pugliesi di Giovinazzo», Bruno Mondadori editore, 2014, pp. 154-155.
(prossima puntata: COME A GIOVINAZZO ATTERRO’ LA DISCARICA)