Nella mia vita ho avuto la fortuna di godere di una seconda madre, la sorella maggiore di mia mamma. A casa sua sono cresciuto a penne col pesto, peperoni, pastiera, e racconti su Pola e l'Istria. Lì aveva vissuto i suoi primi anni da napoletana sposata ad un carabiniere. Ne era stata scacciata poi con la fine della guerra: la seconda. Ne aveva ricavato danni grandissimi - tutto perso - e poco onore: la qualifica per se e la famiglia di «profughi istriani». Per tanto tempo un inutile bollino. Nel suo ricordo però, assieme a tante brutture, vivissimi erano ricordi e lacrime per i tanti e le tante, soprattutto le vicine, che avevano accolto la sposina dell'altra Italia come figlia e sorella.
Perciò, crescendo, mi hanno sempre colpito silenzi e strumentalizzazioni su quel pezzo della storia nostra. Di qui la voglia di capire. E perciò giù a leggere e cercare, perché non c'è altro modo per capire. Sapendo anche che è uno scavo mai chiuso, mai definitivo, perché non ha mai fine l'impegno, la lotta per cambiare il mondo. Come spiegava il maestro del liberalismo italiano e non un comunista, Benedetto Croce, la storia è sempre «storia contemporanea» perché «storia riferita al bisogno e alla situazione presente nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni».
Di quelle ricerche ho ricavato finora un ammonimento: il cosiddetto totalitarismo - coperta troppo corta per tante cose - non è escrescenza, cane morto del passato, ma patologia, portato della modernità e delle sue contraddizioni. Per farci veramente i conti, bisogna conoscerlo bene e saperlo riconoscere subito quando, in forme vecchie o nuove, rialza la testa. E può aiutare allora la lezione di un altro grande liberale, un francese, Raymond Aron, grande studioso del Novecento. Parlando della comune appartenenza al totalitarismo di nazismo e comunismo, invitava a non scordare mai come per il primo lo sterminio di un popolo rappresentasse la conseguenza logica della predicazione su gerarchie naturali e superuomo e per il secondo, invece, il gulag fosse una contraddizione e un esito tutti da spiegare rispetto alla predicazione sull'eguaglianza degli uomini e l'umanità tutta illuminata dal sol dell'avvenire. Di qui anche la diversa collocazione rispetto a quella Carta costituzionale di cui siamo tutti figli: fieramente e a gola spiegata antifascista.