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Attenti alle fascine accumulate. Rischiano di infuocarsi altrove

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Attenti alle fascine accumulate. Rischiano di infuocarsi altrove

Sono andato a votare SI con la mia testa. E perciò  - nonostante un quesito mal posto e peggio maneggiato - seguendo quello che penso in generale sull’impegno civico e politico, sul futuro di questo mondo e di questo paese: più puliti, liberi, partecipati.

Sobbalzo però, ora all’indomani del voto. Soprattutto, di fronte alle considerazioni di chi vede in quel 31% di votanti la formazione di un blocco sociale e politico tutto spendibile per future battaglie referendarie. Intanto, per quella autunnale nel referendum confermativo sulla riforma costituzionale. 

Tra quei votanti e a sospingerli ci sono state e ci sono forze assai disparate, spesso collocate su opposte trincee.  Per intenderci, chi vuole accoglienza immediata per gli immigrati e chi vuole sparargli subito addosso, magari in mare. Nè a far da collante può esserci l’antirenzismo declinato nelle salse più varie. Anche da chi, finora, si è distinto sempre e dovunque, novello Attila, per una pratica del potere che fa terra bruciata di ogni luogo frequentato e d’ogni sua istituzione o istanza. In quel fronte referendario che ha deposto la scheda nell’urna ci sono anche tanti che, dalle sponde più disparate, alimentano una pratica della democrazia breve, corta, tutta decisione. Critica o nemica, magari, della mediazione politica, di ogni pratica politica alimentata dal metabolismo sociale, culturale, da partecipazione e impegno quotidiani, dalla vita.

Attenzione. Nell’illusione di aver apprestato le fascine per un grande fuoco referendario in difesa della Costituzione - sostanzialmente antirenziano - si corre il rischio di bruciarsi non solamente le mani. Se si continua sull’onda fin qui mal cavalcata, si può scoprire all’improvviso di trovare gran parte delle truppe ammassate - e intanto molti loro condottieri - attorno ad un altro falò, gia tutto apprestato da chi proclama che è troppo tempo che in questo paese non si decide, che semplificare, cancellare un po’ di casta, costringerla al bianco e nero del governo o dell’opposizione non può che farci bene. Insomma, che è l’ora di cambiare.

Attenzione agli umori reali del 31% che ha votato. E naturalmente anche ai silenzi eloquenti dell’altro 69%.