Stampa

COME A GIOVINAZZO ATTERRO’ LA DISCARICA

on . Posted in Memoria

MEMORIA MAGISTRA VITAE - II
Riordinando archivi e carte, la memoria rivive. Riproviamo perciò a trasmettere un po’ di storia documentata. Sempre utile quando il passato – più o meno lontano – scolorisce e finisce soggetto a troppe, sfacciate strumentalizzazioni.

COME A GIOVINAZZO ATTERRO’ LA DISCARICA
La discarica di San Pietro Pago. Un tema sempre scottante su cui esistono miriadi di favole e grande oscurità. Pochi quelli che possono e vogliono raccontare la storia reale o che ne parlano con cognizione di causa.
Intanto, come e perché tutto ebbe inizio? Vedremo che Giovinazzo poteva tranquillamente rimanere estranea al ciclo della gestione rifiuti via discarica. E invece qualcuno, con la complicità di molti, volle strenuamente un sito a San Pietro Pago che da tempo tutti piangiamo.
Ma conviene andare con ordine.

“Premessa”
Era d’estate. Anno 1986. Giunsero al Comune due richieste di autorizzazione all’esercizio di discariche di rifiuti urbani da parte di due distinte società: SEP e Ecoambiente.
Tra giugno ed ottobre di quell’anno i due progetti ricevono pareri favorevoli da parte dell’allora “USL/BA6”, competente ai fini sanitari per il territorio Molfetta-Giovinazzo, e dalla Giunta regionale del tempo (fatte salve le prescrizioni viarie e urbanistiche per la vicinanza ad altra discarica). A fine ottobre però giunge il parere negativo della Commissione edilizia comunale: interventi sproporzionati rispetto al territorio.
Il bello (si fa per dire) arriva qualche tempo dopo, con il 1988. Un anno tempestoso per le vicende comunali, sigillato infine da una rinnovata amministrazione a guida democristiana (con sindaco e vice-sindaco entrambi DC) allargata ad un paio di consiglieri transfughi da altri gruppi.

“I fatti”
L’11 luglio 1988 la Regione spedisce a tutti i Comuni la bozza di Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi. Attenzione: in quel piano Giovinazzo non è indicata come sede di discarica e viene escluso che possano essere scelte località diverse da quelle lì individuate. I rifiuti di Giovinazzo sono destinati alla discarica di Bitonto e poi eventualmente a Bitetto. Qualche tempo dopo si aprirà un giallo. Quando arriva materialmente quella bozza presso il Comune di Giovinazzo? Il 26 luglio 1988 o l’ 8 agosto (una differenza divenuta poi fondamentale)?
Fatto sta che la cronaca ora inizia a galoppare. Il 15 luglio 1988 la Commissione edilizia cambia parere. Adesso, su proposta dell’assessore al ramo, vice-sindaco, dà parere positivo, ma al solo progetto SEP in località San Pietro Pago. Perché solo quel progetto e non l’altro? Perché dell’altro si perdono le tracce? Mistero.
Qualche giorno dopo, il 27 luglio (attenzione: il giorno dopo il reale arrivo a Giovinazzo del Piano regionale, come appurerà la magistratura), il Consiglio comunale è chiamato a esprimersi sulla «individuazione della contrada di “San Pietro Pago” a zona di discarica. Chi sa – ovvero chi ha già diretto i lavori della Commissione edilizia comunale e gestito il suo voltafaccia, chi ha già letto (come vedremo) il Piano della Regione – non dice nulla al Consiglio. Si dice che si tratta della semplice individuazione di una possibile area. E ai partiti di opposizione che protestano ricordando che su quell’area sono già stati presentanti due progetti non viene detto nulla: non viene detto che la Commissione edilizia ha già espresso parere positivo sul solo progetto della SEP. Sindaco e vice-sindaco, in particolare, ironizzano sulle preoccupazioni delle opposizioni, sui loro timori per un’area già intasata di discariche (vicina è quella di Bitonto). Sindaco e vice-sindaco non fanno alcuna parola del Piano regionale e dell’assenza in quelle carte di qualsiasi indicazione che riguardi Giovinazzo. Tutto si conclude con DC e transfuga favorevoli, PCI, PSI e PSDI contrari, MSI astenuto.
Passano pochi giorni e il 1° agosto il vice-sindaco rilascia la concessione edilizia n. 161 alla SEP.
Due mesi dopo, il 5 ottobre, nuovo Consiglio comunale, riunito per esprimere finalmente il proprio parere sul «Piano regionale Rifiuti Solidi Urbani». Anche in questa occasione vengono taciuti particolari fondamentali: quando il piano regionale è arrivato al Comune; rilascio alla sola SEP di concessione edilizia ecc. Alla fine di una lunghissima discussione, in cui vengono respinte tutte le argomentazioni delle opposizioni, la maggioranza (la DC e un consigliere ex PRI-ex PSDI) si esprime contro il piano regionale (che non prevedeva alcuna discarica a Giovinazzo) con la specifica motivazione che la maggioranza ha «già ubicato la Contrada di San Pietro Pago a discarica». Votazione finale identica nella sostanza a quella del precedente Consiglio comunale.
Il 21 novembre, con una discutibile interpretazione della legislazione esistente, la delibera di Consiglio comunale del 27 luglio – sulla individuazione di San Pietro Pago come zona di discarica – viene pubblicata come variante al Piano Regolatore Generale, priva di qualsiasi documentazione. Seguono altri, numerosi atti amministrativi, tutti a senso unico: facilitare il percorso di realizzazione della discarica da parte della SEP (si scopre, tra l’altro, che la originaria autorizzazione regionale – n. 7858 del 4 ottobre 1986 – permette anche un «impianto di incenerimento di rifiuti speciali ospedalieri»)

“Epilogo”
A fronte di questo straordinario accumulo di fatti poco chiari ma univoci, 13 consiglieri dell’opposizione (PCI-PSI-PSDI) inviano un dettagliato esposto ai Presidenti di Regione e Provincia e alla magistratura.
Dopo svariati altri esposti a completamento del primo, sottoscritti e inviati man mano che si venivano chiarendo fatti taciuti e emergevano altri particolari, si avvia presso il Tribunale di Bari un procedimento penale a carico di alcuni amministratori del Comune di Giovinazzo (sindaco e vice-sindaco) e di amministratori della SEP. Il processo ha un andamento parecchio tormentato (con andate e ritorni tra varie Corti e la Cassazione). Si conclude definitivamente solo nel marzo 2000, con la prescrizione per alcuni reati e con una sentenza di assoluzione per gli amministratori dell’epoca, essendo insufficiente la prova circa la responsabilità personale e non ritenendo reato l’aver taciuto – pur sapendo - al Consiglio del Piano regionale. Quanto ai fatti accaduti, la sentenza dichiara definitivamente che è stato falsificato il protocollo comunale - apponendo ad una copia la falsa data dell’8 agosto 1988 come data di ricezione del Piano regionale dei rifiuti – e che si è omesso di informare il Consiglio comunale del contenuto di quel piano, in cui non era individuata alcuna zona del territorio di Giovinazzo. Si provvede comunque a dichiarare la falsità della nota della Regione Puglia protocollata 8 agosto.
Nel frattempo, grazie agli atti amministrativi comunque compiuti, la SEP si vede autorizzata dalla Provincia all’esercizio della discarica, definendo nel giugno 1990 i rapporti con il Comune di Giovinazzo allora retto da Commissario prefettizio.
Iniziò allora una storia travagliata, patita da gran parte di Giovinazzo. Un fatto è certo: quella discarica non atterrò a Giovinazzo portata dai marziani. Ebbe padri e oppositori ben individuati. Precisi, distinti e decisi.
Poi cominciarono le nebbie, le strumentalizzazioni e le chiacchiere in cui si confusero date, responsabilità e medaglie.
Durano ancora oggi.

(III puntata: COME FU APPROVATO UN PIANO REGOLATORE)