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RICONQUISTARE LA PACE? OGGI VUOL DIRE RIPRENDERE IL CONTROLLO

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Riconquistare la pace? Oggi vuol dire riprendere il controllo

(pubblicato sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» del 5 novembre 2022)

 

«Sporca», «tattica», strategica»: tutti termini  che continuano ogni notte a rimbombarci in testa  mentre il sonno tarda ad avvolgerci. I TG su quasi ogni rete ce li cuciono addosso ossessivi, assieme ad altri ormai divenuti d'uso comune: «bomba», «atomica», «nucleare». Da quando Putin il  21 febbraio ha dato inizio all'aggressione in Ucraina, brandendo l'arsenale nucleare russo e  la minaccia di possibili «conseguenze che il mondo non ha mai visto sinora», quell'incubo si è dilatato. Negli ultimi giorni è divenuto un martellamento continuo, E via con le puntuali minacce di tattiche, volta a volta dissuasive o definitive, o con gli allarmi, più o meno calcolati, diramati da Shoigu sui preparativi ucraini di «Dirty Bomb». 

L'altro ieri si sono aggiunti i nuovi scenari disegnati dalla improvvisa pubblicazione della nuova «2022 National Defence Strategy» americana: un documento assai ricco, diviso questa volta in ben tre sezioni, con i due ultimi due capitoli dedicati alle rivisitazioni della «dottrina nucleare» e a quella «missilistica». La novità è che ora gli Stati Uniti non contemplano più solo la pura «deterrenza» come orizzonte per un possibile ricorso al nucleare: ovvero non più soltanto ed esclusivamente in risposta ad un possibile attacco atomico, ma anche in presenza di minacce indefinite, condotte con altre armi ma dai prevedibili effetti devastanti. Non è una novità assoluta. È già accaduto in risposta all'11 settembre con la sciagurata dichiarazione di «guerra al terrorismo» e la proclamazione della «guerra preventiva».

Ieri come oggi la fa da padrona l'indeterminatezza, l'incertezza. Incerto è il fronte contro o verso il quale vengono branditi simili annunci. Esterno o interno? Si pensa a terrorizzare o a rassicurare e magari blandire? Shoigu vuole intimorire Zelensky o prova a rassicurare, magari tenere a bada Ramzan Kadyrov con i suoi ceceni? E qual è l'obiettivo di Biden? Bloccare sul nascere le tentazioni o la disperazione di Putin?  Lanciare messaggi agli Europei? O ancora provare a riguadagnare terreno e voti nel Congresso e nella competizione di mid-term ormai imminente?

A spaventare è il fatto che, da tempo, le guerre moderne si dichiarano facilmente ma si chiudono solo a fatica e dopo convulsioni infinite. Ancor più terrorizza l'impotenza della politica, la sua afasia. La parola è riconquistata solo entro scenari estremi: volti a seminare panico nel fronte nemico o a vellicare fiducia nelle proprie fila o tra alleati.

A dispetto delle ricorrenti narrazioni sul ritorno della politica, degli imperi, delle potenze rispetto ai mercati, alla globalizzazione, mai come adesso i sovrani del mondo si rivelano a qualsiasi latitudine tragicamente impotenti, incapaci di trovar soluzioni al di fuori di minacce e mortali bagliori.

Più sottile scorre - appena appena visibile - entro questa mortifera assuefazione all'impotenza della politica la percezione di una lenta, impalpabile metamorfosi della sovranità. In realtà, lo Stato, il pubblico sta inesorabilmente perdendo terreno. Inarrestabile - sospinto ovunque da politiche comunque denominate: democratiche o dispotiche - il privato conquista spazi e territori. 

Nei giorni scorsi abbiamo scoperto le virtù di una rete satellitare privata, la StarLink di Elon Musk, con il vantaggio strategico finora concesso al campo occidentale e all'Ucraina. Oggi sempre Musk sospende sulla campagna elettorale americana la conquista dell'universo Twitter. Ci ricordiamo allora che la Nasa deve venire a patti con lui o con Jeff Bezos per programmare i prossimi passi nello spazio.

Né le cose mutano in campo cinese o russo. Uno straordinario lavorio storico-politologico ha messo in campo le categorie di «oligarchia», «società incivile» o «oikocrazia» per descrive l'epocale muta di pelle e di scheletro intervenuta nelle società post-sovietiche o post-maoiste.

Imporre, riconquistare la pace è processo quanto mai duro e faticoso oggi. Soprattutto perché significa riprendere, riconquistare controllo.