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QUELLA BOMBA SOSPESA DI PUTIN

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QUELLA BOMBA SOSPESA DI PUTIN

(Pubblicato sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» del 5 giugno 2022 con il titolo "Quella bomba sospesa di Putin che angoscia il mondo dalla «profezia» del 1945)

«All’improvviso fui abbagliato da un lampo di luce, seguito immediatamente da un altro … Le ombre del giardino sparirono … gli oggetti si fecero indistinti … Con mio grande stupore, mi accorsi che ero completamente nudo». Con queste parole Michihiko Hachiya avrebbe poi ricordato il 6 agosto 1945, l’apocalisse. Su, in alto, il velo si era squarciato anche agli occhi di Robert Lewis, il secondo pilota dell’Enola Gay, il B-29 che aveva sganciato la bomba: «Dio mio cosa abbiamo fatto!», esclamò alla vista del fungo che divorava Hiroshima. 

Il mondo entrò in quell’istante in un’altra era: atomica. Pochissimi - un pugno di uomini, ma anche una donna - compresero quel tornante della storia. Tra di essi naturalmente Albert Einstein. Nel contemplare la catastrofe in Giappone, prova a immaginare il futuro: «se l’umanità vorrà sopravvivere dovrà pensare in modo completamente nuovo».

Auspicio caduto nel vuoto. Il mondo s’avviava per vie nuove sì, ma con segnaletiche marchiate da ossimori paradossali: «guerra fredda». L’ha appena coniato Eric Arthur Blair, alias George Orwell. Si appresta a stendere 1984, il racconto sul mondo avveniente. Dovremo abituarci magari ad ««uno Stato invincibile ma che viva al tempo stesso in una perenne condizione di “guerra fredda” coi propri vicini … il prezzo da pagare sarà quello di prolungare a tempo indefinito una “pace che non è pace”». 

Sarà una donna, comunque, a prendere magistralmente le misure del nuovo universo disegnato dalla bomba. È Freda Kirchwey, instancabile animatrice e editrice di «The Nation», l’organo che dal 1865 si muove come coscienza critica degli States, espressione per eccellenza del dissenso.Per lei l’esplosione dell’atomica impone una «rivoluzione nel pensiero degli uomini e nella loro capacità di reinventare società e politica». In particolare, rispetto all’ONU appena nata a San Francisco.  Come conciliare la nuova realtà della bomba con una struttura delle Nazioni Unite dominata dal cosiddetto potere di veto dei Grandi? Per caso le «Grandi Potenze hanno creato un’organizzazione e fatto leggi da cui esse sono esentate? Non c’è un diritto al quale tutte le nazioni siano egualmente soggette? … Cosa accade quando uno dei Grandi ha il potere di «ridurre il mondo in schiavitù, o in polvere»? Fulminante la conclusione: «Nello spazio di un giorno l’ONU è passata dall’infanzia alla vecchiaia. Adesso deve essere ripensata».

Mai previsione fu più azzeccata, così come mai agenda è stata più a lungo disattesa. La guerra di Putin all’ Ucraina, con le minacce di olocausto finale platealmente esibite, ne è prova evidente. Essa costituisce al tempo stesso una novità assai inquietante di cui ancora oggi, dopo i tanto commentati 100 giorni di conflitto, stentiamo a prendere le misure.

Nella lunghissima «guerra fredda» che ci ha accompagnato dopo la II guerra mondiale e nel XXI secolo, infiniti sono stati i conflitti gestiti direttamente dai Grandi: dalla Corea al Vietnam, al Kosovo, a quelli iracheni o afghani. Mai però si è passati alla minaccia atomica contro il nemico. Solo durante la guerra di Corea, nell’establishment americano vi fu chi, come il generale Douglas MacArthur, propose di utilizzare l’atomica per piegare i cinesi accorsi in difesa della Corea del Nord. Truman lo licenziò in tronco. 

Con la guerra in Ucraina la Russia di Putin ha aperto una pagina inedita. Non solo per la minaccia sospesa sul capo del mondo e dei propri vicini: un pezzo dell’eterna Russia, addirittura. Cosa ne sarebbe anche dei paesi confinanti o anche delle regioni russe limitrofe non è dato sapere. Quel che adesso qui importa sottolineare è il ricatto esercitato sugli alleati dell’Ucraina: badate a quel che fate, alla quantità e alla qualità degli aiuti inviati. Potremmo considerarli armi offensive, una vera e propria dichiarazione di guerra. Per non parlare del veto esercitato in sede di Consiglio di sicurezza ONU. Di fatto, in questo modo è bloccata ogni iniziativa di pace. 

All’ombra del ricatto atomico l’agenda della guerra e della pace finisce così interamente nelle mani di Vladimir Putin. Non a caso, egli ora prova ad amministrare a suo piacimento anche modalità, rotte e dimensioni del commercio agro-alimentare globale.

Freda Kirchwey aveva visto giusto nel lontano 1945. Purtroppo è rimasta inascoltata per troppo tempo. Atomica e veto in Consiglio di sicurezza possono divenire clave di incredibile potenza in mano oligarchica.

La «bomba sospesa» da Putin sul capo del mondo è davvero altro dal «caffè sospeso» in uso nei vicoli di Napoli. 

Isidoro Davide Mortellaro

Docente di Storia delle relazioni internazionali

Università di Bari «Aldo Moro»